CONTRATTO NAZIONALE LAVORO ACQUA GAS. AZIENDE CON PROFITTI e UTILI ALLE STELLE MA DETERMINATE AD ATTACCARE SALARIO e DIRITTI.

Gravi le responsabilità di Cgil Cisl e Uil per le loro politiche arrendevoli e concertative. La USB, il 17 Marzo, Sciopero Generale di settore, non starà a guardare

Roma -

Il 17 Marzo è stato indetto, da CGIL-CISL-UIL, uno sciopero nazionale per il rinnovo del contrato del  settore Acqua-Gas, a cui si arriva ad un anno dalla scadenza, con una trattativa condotta in modo  opaco e che non ha mai avuto significativi momenti di discussione o almeno di evidenza nelle aziende del settore. Un contratto, quello Unico di Settore, che nasce nel biennio 1999/2002 con l'ambizione di governare le velleità confindustriali volte a massimizzare i profitti comprimendo il costo del lavoro a scapito di professionalità, sicurezza e qualità del servizio, ma comunque tutto dentro a processi di liberalizzazione e privatizzazioni.  Contraddizioni che in questi anni hanno messo a nudo l’inefficacia dello strumento. Da allora si trascina, per esempio, la vicenda “clausola sociale”. Ancora non è chiaro se siamo di fronte ad un articolo contrattuale o alla solita lettera d'intenti, ancora non si capisce chi ne potrebbe usufruire, né quali siano i livelli di garanzia. Per come si stanno trascinando le cose e vedendo l’iter che ha portato alla firma dei contratti “Energia e Petrolio” e “Elettrico”, c’è da ritenere che questo sarà l'elemento di scambio, la foglia di fico a fronte di una firma in extremis, a garanzia dell’ennesima resa contrattuale.
    La piattaforma sindacale, sostanzialmente calata dall'alto, frutto delle solite mediazioni autoreferenziali di CGIL-CISL-UIL, è una piattaforma debole, di basso profilo, che accetta come ineluttabili tutte le compatibilità aziendali, in linea con i deludenti rinnovi contrattuali sin qui siglati. Sostanzialmente nel solco della restituzione di diritti e di salario. Dove il Welfare aziendale, corporativo, ha un peso sempre maggiore, a danno dei diritti universali. Una strategia, questa, che ha alimentato l'arroganza delle controparti aziendali, come si evince dalle loro controproposte, che vanno decisamente rigettate.
    Le aziende del settore sono aziende ricche o perché  garantite dalla remunerazione minima in bolletta, o perché operano in monopolio e con bollette in ogni caso da usura, ma nonostante tutto l’obiettivo resta quello di  comprimere sensibilmente il costo del lavoro per remunerare al massimo i profitti. Sulla reperibilità, da remoto, per esempio, siamo al paradosso: “tu lavori ma l’azienda non ti paga o più correttamente di fa una elemosina, 3 euro, ma se non arrivi nel minor tempo possibile su luogo d’intervento ti licenzia in tronco”. Ma non è tutto: via le indennità guida (diversi sono i casi dove il lavoratore ha una percorrenza giornaliera di 200 e 300 km); via le indennità maneggio denaro e depurazione; penalizzazioni per i turnisti e drastica riduzione delle maggiorazioni per lo straordinario; ma anche inasprimento delle punizioni disciplinari. La ciliegina sulla torta è però, in linea con lo Job Act, il “demansionamento professionale e salariale”.  
Medioevo prossimo venturo?  No!, la realtà che la Triplice ha contribuito a costruire.
     Si perché, come abbiamo più volte denunciato, molti degli istituti che si vogliono stravolgere, in molte realtà, anche nazionali, non in crisi, già sono pane quotidiano in deroga al contratto vigente e non da poco tempo. In pratica le aziende con questo rinnovo contrattuale vogliono generalizzare mettendo nero su bianco quanto la Triplice ha concesso loro, con modi sicuramente poco trasparenti, nella contrattazione nazionale ed aziendale. Rotti gli indugi a seguito del tracollo della capacità negoziale della Triplice (chi è causa del suo mal pianga se stesso), le aziende hanno deciso di pretendere che quanto ottenuto negli accordi separati venga sancito nel contratto nazionale. Per questo riteniamo che, CGIL-CISL-UIL, non siano credibili e che il loro comportamento sia tutto all’interno del teatrino della contrattazione che hanno messo in piedi.  
    USB  crede che solo la coerenza possa portare il consenso e che solo questo possa contrastare l’arretramento dei diritti e le conquiste dei lavoratori.
     Il 17 Marzo 2017, non staremo a guardare, dimostreremo alle aziende il nostro dissenso, sventolando alte le nostre bandiere,  che non intendiamo abbassare per omaggiare i nostri avversari di classe.

Roma, 7 marzo 2017                        USB Lavoro Privato -   Settore Energia