Le mani e la marmellata

Nazionale -

A Luglio scorso, nell’”inspiegabile” silenzio della stampa, sono uscite tre sentenze della Corte dei Conti di condanna nei confronti di Presidente, Vice Presidente, Direttore e di tutti i componenti del Consiglio d’Amministrazione, del Comitato Esecutivo e Collegio dei Revisori, in carica dal 2002 al 2010, dell’IPA , Istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti del Comune di Roma e di altri Enti convenzionati come AMA, la società pubblica che gestisce la raccolta dei rifiuti nella città di Roma.

I motivi delle condanne vanno dall’appropriazione indebita/illecita di denaro agli incarichi di consulenza ad ex dipendenti in pensione (amici e colleghi sindacali), fino ad arrivare alla mancata contribuzione previdenziale in seguito coperta dall’Istituto ma goduta dai condannati, e prevedono il risarcimento del danno arrecato per un valore di circa 5.000.000 di euro.

Le sentenze raccontano la triste storia della gestione allegra di un istituto che avrebbe dovuto amministrare i contributi degli iscritti per erogare forme integrative di welfare, ma diventa invece occasione di procurare privilegi e arricchimento e proprio da parte di chi dovrebbe rappresentare e difendere gli interessi dei lavoratori.

I condannati che, in base alle sentenze della Corte dei Conti, si sono appropriati indebitamente dei contributi dei dipendenti e dei loro familiari, sono dirigenti pubblici profumatamente pagati e alcuni esponenti di spicco (remunerati e distaccati) dei sindacati firmatari del CCNL dell’igiene ambientale.

A ormai diversi mesi da questa sentenza alcuni dei condannati ci risulta che continuino – non ostante questa macchia non da poco sul loro curriculum, ad amministrare il Cral Ama, a presentarsi ai tavoli di trattativa aziendali o comunali, come rappresentanti sindacali degli stessi lavoratori che hanno spennato all’IPA, e coprono incarichi anche nei fondi bilaterali.

Crediamo che le oo.ss., che tali soggetti rappresentano, debbano prendere ufficialmente provvedimenti e revocare tali soggetti dagli incarichi sindacali rivestiti, per una questione di rispetto verso i propri iscritti e verso i tanti militanti e rappresentanti sindacali che nei posti di lavoro pagano in prima persona per la loro onestà e per difendere i diritti e i salari dei colleghi.

Come possono stare tranquilli le decine di migliaia di onesti lavoratori del settore dell’igiene ambientale se alcuni di questi nomi continuano a ricoprire incarichi importanti anche a livello nazionale, come per esempio in Previambiente?

 Chiediamo che tali soggetti si dimettano o vengano rimossi dagli organismi di rappresentanza di cui fanno ancora parte. Chiediamo agli enti preposti al controllo e agli organi di vigilanza di fare le opportune verifiche affinchè si intervenga per evitare che tali comportamenti si riproducano e restino impuniti, consapevoli che “una volpe va sempre allontanata dal pollaio”.

RISARCIRE I DIPENDENTI NON BASTA! DOVREBBERO CHIEDERE SCUSA, RINUNCIARE AL DISTACCO SINDACALE E ANDARE A LAVORARE, onestamente.


Unione Sindacale di Base